mercoledì 28 maggio 2008

Dissonanze '08 Parte Prima - Cronache dall'Eur

A che serve scrivere a distanza di tempo quel che è accaduto nella bella cornice del Palazzo dei Congressi Dell'Eur durante il festival di musica elettronica Dissonanze? Cazzo ne so. Però eccovi le mie cronache:


Il primo giorno inizia in Aula Magna (un gran bell'auditorium) con le bizzarrie sciamaniche di Charlemagne Palestine che si presenta in camicia hawaiana a fare drone urlandoci sopra come uno stregone in preda all'estasi. Mi godo un po' la pazzia del tutto finchè la noia non prende il sopravvento e raggiungo d. su nella Terrazza dove si sta esibendo Prefuse73. Anche Prefuse impazzito, invece di maneggiare il suo fido campionatore+tastiera imbraccia una chitarra su cui improvvisa dei noise sopra le sue belle basi (rese potenti da un ottimo batterista live). La sensazione è quella di un concerto a metà, dato che la sua chitarra mal si accosta con il suo hiphop strumentale e le parti migliori sono quelle in cui si fionda sul campionatore. Insomma sottotono (sotto effetto stono).

Finito Prefuse scendiamo di sotto sempre in Aula Magna per spararci un po' di jappo avantguardia minimalista di quel genio di Ryoji Ikeda che, accompagnato da degli ottimi visual monocromi strobo gestiti da lui, ci spara scansioni ritmiche frenetiche fatte di puri toni e rumori con frequenze al limite dell'udibile e a volte anche della sopportazione. Il tutto era così cafone da risultar fomentante e infatti c'eran dei pazzy che scapocciavano sotto al palco come fosse un rave. Forse era un rave!

A quel punto era ora di BALLARE! Così io e la d. andiamo a ricevere dei bei bassi dal dj set del dubstepparo Pinch, il primo a mettere i dischi nella mega dancehall del Salone Della Cultura. E cavolo finalmente ho ballato del Dubstep!! Peccato che la maggioranza della gente (vari coatti e discotecari) che stava lì era smarrita e non ballava! Immaginavo il loro cervello computare i seguenti ragionamenti: no cassa dritta - percussioni lasciano troppo spazio riempito da strani sub bassi - non è drum'n'bass - aiuto! Insomma annaspavano come pesci fuor d'acqua.

Dopo Pinch ci rispostiamo in Aula Magna per vedere l'inizio dell'improvvisazione tra Stephen O' Malley, Nico Vascellari e John Wiese. Secondo me sta perfomance era una chiavica: O' Malley faceva dei suoni NORMALISSIMI per esser uno che è solito produrre cose tipo raggi gamma che balenano nel buio alle porte di Tannhoiser. Poi Vascellari incappucciato urlava senza senso e Wiese dietro ai suoi macchinari elettronici forse cercava di fare cose belle, ma in pratica non si sentiva. Insomma zero drone belli e nemmeno rumore veramente potente.

Fuggiamo per tornare nel discotecone della cultura dei coatti, giusto in tempo per goderci un live che si è rivelato tra le cose più belle di tutto Dissonanze! Il live dei Cobblestone Jazz !

Quello dei Cobblestone Jazz (tre giovini canadesi tra cui il genietto Mathew Johnson) è stato l'unico live set di dance attuale che abbia mai visto, nel senso che i loro suoni e lo sviluppo dei loro pezzi risente di tutta l'ondata minimal del 2000 (che ormai ha perso smalto diventando noioso) , ma al contrario di tutti i dj odierni il loro live set è un LIVE SET VERO. Quindi non un live set fatto con Ableton Live, ma un live fatto con svariate macchine analogiche, mixer, pc e tastiere. Come nella tradizione acid-house-electro, ma spaziando in un loro personale mix che va dalla deep-house alla minimal tenendo sempre a mente alcuni suoni delle prime cose techno, e ovviamente c'è il jazz. Non immaginatevi però jazz tipo il nu-jazz dei Jazzanova, è un influenza subdola quella del jazz e si manifesta nel loro approccio totalmente improvvisativo.

Immaginatevi due tizi alle macchine e uno al piano elettrico (uno stupendo Fender Rodhes) e vocoder che se ne partono con bassline, drum machine e synth di un pezzo (ad esempio la ballatissima India In Me) con il quale poi viaggiano per 10 minuti abbondanti sondando ogni possibilità, ogni cambio, ogni interazione che ci può essere tra loro tre su quei loop iniziali. Così accade che dal nulla appaiono violente 303 mai esistite, nuove linee jazzy e spaziali di Fender Rodhes, botta e risposta tra synth e vocoder etc. I Cobblestone fanno tutto questo divertendosi (e facendo divertire) come matti, senza mai un attimo di pretenziosità! La gioia! Insomma un interplay pazzesco che se magari accade nel mondo dell'elettronica più avanguardista è rarissimo vedere in quello squadrato e seriale della dance che di solito si limita ad una riproduzione più estesa e potente dei pezzi già conosciuti su disco. The Phuture.

Finiti loro concludiamo la serata con Caribou (già Manitoba) progetto di Dan Snaith un eclettico musicista candese uscito fuori nei primi 2000 insieme a Four Tet quando impazzava la moda folktronica. Assistetti ad un suo live proprio in quel periodo e girava con una formazione a tre dedita ad un trip elettronico hippie e coloratissimo, allegro e fuzzettoso, con una doppia batteria sghemba, ma efficace. Adesso se possibile è pure migliore! La formazione con cui gira stavolta è a quattro, un tipo fisso al basso, uno alla chitarra (e anche ai synth se ricordo bene), Dan alla chitarra, synth, macchine e percussioni e sopratutto un fenomenale batterista nero direttamente uscito da qualsiasi cazzutissimo gruppo funk-soul dei primi '70. Il risultato è sempre un trip elettronico come 5 anni fa, ma più tribale tipo ultimi Boredoms, con melodie più marcate e ben suonate, il tutto condito da dei visual veramente spettacolari che mi hanno fatto uscire fuori di testa. Nulla di innovativo, ma è un gioione-hippie che non si può non amare.


E' Finita La Comedia

Dopo ci sarebbero stati i Booka Shade (il cui Movements ci era piaciuto parecchio), ma preferisco non parlarne del loro live banale che fa leva solo sulle percussioni elettroniche stile band anni 80. BAH! (e a molti sono piaciuti eh! anzi era pienissimo e tutti saltavano, boh!)

Nel frattempo abbiamo pure visto un inizio imbarazzante dei No Age, che almeno su disco sembran fichi, e sentito da lontano Switch che metteva su dischi coatti e avrebbe potuto essere potenzialmente fico. Potenzialmente fico anche il dj set italo-disco di Baldelli, Francisco, Robotnik che però non abbiamo ballato in quanto in contemporanea con quasi tutto il resto.

Il dj set di Locodice invece mi puzzava di minimal noia per coatti, eravamo entrambi stanchi e ci volevamo tenere freschi per la maratona musicale del giorno dopo! (tra due giorni ne scriverò!)

domenica 18 maggio 2008

perchè?

..si parla di alopecia tuttavia quando la caduta si intensifica fino a determinare zone più o meno ampie della testa prive di capelli.


bho, io che cazzo ne sapevo di cosa fosse "alopecia", manco me l'ero andata a cercare quando la prima notizia di un nuovo disco del mio amato menestrello yoni wolf m'era giunta sott'occhi. poi tipo leggo in giro "ohh, ma tocchiamopalle chessemetteunnomedimalattia" (no, ok, per intenderci che l'ho saputo indirettamente) e allora ho gugolato.

non voglio sapere cosa gli passasse per la testa. pero' in questo terzo disco why? (che ok, ora sono ufficialmente un trio, se non quintetto sometimes, ma PER FAVORE SMETTETE DI SCRIVERE " I WHY? " che non si puo' vedere, eddai) mettendo sul piatto le "zone vuote", le chiazze, gli spazi, i pezzi mancanti, ci racconta ancora una volta inusualmente e maledettamente intricatamente metaforicamente -ente sempre intelligentemente le sue cavolo di paranoie, dalla semprepresente ex fidanzata al pensiero quasi ossessivo della morte, l'inadattezza alla vita tutta, la paura dell'orso allo showbiz pizza, stalker's my whole style and if i get caught i'll deny deny deny, generale sfiga perenne, un certo fantasma a tre teste che esplicitamente o per vie più applicate riappare qua e la. lo adoro.
alopecia è fatto bene. alopecia è migliore del predecessore elephant ma paradossalmente quest'altro rimarrà più bello come se avesse una sorta d'esclusiva; non si puo' essere più belli, migliori sì. compresa questa cosa potete anche non capire il resto che lascero' qua scritto anche perchè non so di cosa parlo, del disco, di cose a caso, di quello che capita.

"billy the kid did what he did and he died", abbiamo mai capito veramente il motivo dello scioglimento del fantasma clouddead di cui prima accennavo? i telegrafici comunicati alla fine di "ten" m'han sempre lasciata un po' così.

yoni thinks this is our last record.
adam definitely does not.

david remains optimistic.

cosa c'era di programmato, cosa c'era di già vero in questo?
yoni ha avuto ragione, e il progetto ha smesso di esistere, forse perchè "non aveva più senso continuasse, meglio di così non avrebbe potuto fare", ma sta di fatto che i tre comunque non possano fare a meno l'un degli altri. rain goes perfect with a nosdam mixtape e le citazioni, i richiami e le collaborazioni, come nei precedenti lavori anche qui costellano l'operato. cosa accadde ai tre inquilini dell'apt. a ? il senso di solitudine che yoni sparge a iosa nei suoi pezzi è dovuto per la maggioranza alla donna che ha infranto il suo cuore o anche a questo? chi ha ucciso l'assassino, e perchè è triste?


"but i still hear your name in wedding bells", secondo me sta male da grave, eh. cosa te ha fatto sta puvera anna? vabè che magari dovevate pure sposarvi, che te quando ti svegli col muso infilato tra le sue tette ti ammazzi per sbiascicare la fatidica frase fincè morte non ci separi, vabè, è la vita ciccino mio, non sei il primo e nemmeno l'ultimo, siamo un sacco di stronzi che vengono presi e mollati, prendiamo e molliamo e non sei che una caccolina in questo universo di fintezza sentimentale, magari anche vera, non voglio sembrare agressive. adorabile anche qui, riesce a trasformare una noiosità del genere in una sorta di "questo è il caso più meritevole d'attenzione", a catalizzare, usando un solo verbo. you're mostly what i think about, ma vaaa? ed è bellissimo come in ogniddove ci sia qualche cosa da decifrare, che fa saltare nel buio dell'interno testa una lucina, un ma questo vorrà mica dire questo?, tipo questo mio link nosenseinutile:

it feels exciting touching your handwriting getting horny by reading it and repeating poor me intently staring at the picture of your feet on the sticker at the r. crumb exhibit, i wonder who's sicker

il mio linknosenseinutile mi ha subito portato a mente una cosa vista ancora almeno un anno fa: nello store del sito della anticon c'era esattamente quello sticker, con sfondo rosso e con i fatidici PIEDI. purtroppo lo sticker non è più conservato sacralmente nello store, magari yoni tiene tutti i pezzi sotto una teca di cristallo nel bagno di casa sua. cooomunque, i piedi, giusto per chi è curioso e feticista, sono questi nell'angolo in alto a destra. avete capito perchè inutile, immagino.
(ma saranno questi i piedi scandinavi?)

"tell me are you single yet / my heart's as big as texas", sfigati si nasce non ci si diventa as lifestyle. puccipoverino, come la mettiamo? ti piace una ed è lesbica, tutte le altre non ti cagano perchè vanno dietro a dose one e mo quasi ci tappetiziamo?


ma fissazioni mie a parte, come cavolo è sto disco?
eh? eh? eh? eh? [cit. coltissima]

yoni sicuro è tormentato più del solito, o forse ha deciso di darlo a vedere in un modo meno indiretto. alopecia colpisce anche per lo stupore di trovarsi di fronte ad un lavoro così "nero" (pinzeeee!), sia come suono che come lessico/semantica. una frase da puntualizzare con una come: laddove elephant eyelash accecava per lucentezza, esternazione dei fatti in modo gioioso, senza freni ed inibizioni, donando solo una lieve tonalità di malinconia alle cause più necessitanti di cio', alopecia si propone agli ascoltatori in toni più dimessi, forse pacati, pensati, direi quasi con più coerenza tra significante e significato. più triste. nella grammatica funzionale inglese, i significati testuali sono realizzati da strumenti strutturali di coesione: si arriva a parlare di tali "theme" e "rheme". ora, faro' un paragone MOLTO APPROSSIMATIVO e che non centra un cazzo, ma mi piace. [sempre parlando della lingua inglese] la sequenza in cui gli elementi compaiono in una frase non è del tutto libera, ma in parte "obbligata". qualsiasi elemento si decida di mettere all'inizio della nostra clause è il THEME della stessa e tutti gli altri elementi e il loro rispettivo ordine sono la thematic structure. ora, il theme è definito come la cosa di cui ha a che fare la nostra frase, quello che "io" decido come punto di partenza della mia frase. per tagliare breve, diciamo poi che tutto il resto (rheme) è dettato dal mio theme, per quello lo possiamo chiamare strumento strutturale. quindi tornando indietro, ascoltiamo il primo pezzo di elephant --> crushed bones, ascoltiamo il primo pezzo di alopecia --> the vowels, pt.2 : io non so per quale motivo, sti due brani mi rimandano molto l'uno all'altro (forse perchè hanno in comune la caratteristica di essere i primi pezzi? ! buah!) , ma possiamo notare abbastanza la differenza umorale tra i due: la prima slanciata verso l'alto, la seconda sempre con tiro di slancio, ma portatrice di cattivi presagi. loro sono il theme dei due dischi, fate da voi le vostre conclusioni. [/againinutilità].



alopecia in un certo senso rimanda al meno-cagato-ep del musico, EARLY WHITNEY (e voi tutti abbiatelo mannaggia, non devo dirvele ste cose), il più ombroso dei suoi lavori, dico io. lì forse questo mood emerge in maniera più "angosciata" - e non angosciosa, sia chiaro -, più malinconica ancora (ascoltate "early whitney" e "the crest", soprattutto quest'ultima). nel disco di cui più o meno tento di parlare dall'inizio del post, tutto questo c'è ma accompagnato da una consapevolezza che rende il tutto più diluito, una crescita artistica in tutti i sensi che porta ad un lavoro armoniosamente triste e compiuto. ed è qui che arrivo ad un altro punto: elephant arriva ad avere dei picchi altissimi, immensi, irraggiungibili da yoni stesso mai più, è sicuro. ma altalena, ed è il bellissimo del disco, ha dei bassi (mai bassi brutti eh) che potrebbere quasi sfigurare, è irrequieto nel senso di non lineare, scosso, incategorabilizzabile, nosense, sì nosense, pazzo e gioiamore. alopecia, già nel parlarne ti fa cambiare i toni: la qualità è ben distribuita, ti fa amare dall'inizio alla fine senza particolari salite o discese, è come gli omogeneizzati, ma solo grafologicamente. certo, i pezzi più belli degli altri ci sono, come possiamo non gridare alla meraviglia su "fatalist palmistry"? eh. ascoltiamo il disco e viviamo un po' la vita del wolf, passiamo attraverso generi e stili, dallo squisitamente pop, al rinvangamento hop, sempre accompagnati da quella voce ora parte stesse della melodia, ora elemento di disturbo, usata sempre meglio nel corso degli anni.
siccome voglio finire questo post, mentalmente mi canticchio "exegesis", e trottolatrottola, che par una giostrella che gira con lei girano le parole, quasi ipnotiche e cariche di un tono di una piattezza magistrale. If I really meant it I'd embrace a dead pet. sì? sì.

comunque per capire come sta sto poveretto che amo follemente, sentitevi "good friday", ve lo esplica tutto al meglio.

and i'll see you when the sun sets east, don't forget me.

lunedì 5 maggio 2008

Da Mystery Of Chessboxin !

Chi come me è fan del Wu-Tang Clan sa benissimo che una delle fisse del clan (in particolare di RZA e del defunto ODB) oltre al kung-fu è il gioco degli scacchi. Ma mai avrei potuto immaginare che RZA ci invitasse a giocare a scacchi su un sito apposito: WuChess.com

Come scritto sul relativo blog, WuChess è una nuova community online che combina scacchi e cultura hip-hop e che offrirà giochi dal vivo, chat rooms, tournei, lezioni e sfide. Il tutto featuring RZA and special guests.

Se vi pare strano ecco un servizio della CNN dove RZA parla di questa commistione a noi sconosciuta tra scacchi e hip-hop.

Io non ho mai giocato a scacchi nonostante il mio bisnonno sia stato MAGISTERO DI SCACCHI (ho il diploma appeso in camera da pranzo con tanto di firma del Re d'Italia, mica catzy!!), magari ora inizierò! Dato che l'anno scorso mi sono iscritto a kung-fu grazie al Wu-Tang e sono diventato un gran fico, ora magari mi metto a giocare a scacchi sempre grazie al Wu-Tang così divento pure intelligente! eeEeeeh!