I was born into the city life
It's all that I've ever known
You know it's rough gettin' round this place
So crowded I can hardly breathe
You can only see about a block or two
In L. A. that's the truth
I'm lookin' for some country life
Some kickin' room no more city life
I want the river.
lunedì 8 settembre 2008
mercoledì 6 agosto 2008
Estate 2008
Salve a tutti ormai è estate e come avrete capito il blog è in pausa afa!
Io domani andrò qui:
D. invece già sta in questo posto:
Vi auguro felicità e caciocavalli! Per rallegrarvi vi lascio con questa bellissima prosa tratta dalla favola campana di Antuono e l'Orco:
-che ci fai in questa casa, pane maledetto? Squaglia, pezzo di malarnese; vattene, maccabeo; scompari, seminaguai; levamiti davanti, mangiamarroni, chè mi fosti cambiato nella culla e al posto d'un pacioncello bello e vispo mi son ritrovata un maialone pappalasagne!
Io domani andrò qui:
D. invece già sta in questo posto:
Vi auguro felicità e caciocavalli! Per rallegrarvi vi lascio con questa bellissima prosa tratta dalla favola campana di Antuono e l'Orco:
-che ci fai in questa casa, pane maledetto? Squaglia, pezzo di malarnese; vattene, maccabeo; scompari, seminaguai; levamiti davanti, mangiamarroni, chè mi fosti cambiato nella culla e al posto d'un pacioncello bello e vispo mi son ritrovata un maialone pappalasagne!
domenica 13 luglio 2008
-l'ordine è questo, dicovelo io, sì, quattordici anni di nuoto. la piscina comunale della valle di dragojesolo era incredibilmente tornata vecchia, come si fosse scrollata di dosso i lavori di ristrutturazione, si sentiva troppo bianca, che ne so. meglio tornare marrone legno scuro covando in sè umidità e retrodore variegato alla muffa. sì ! era prorpio così, la piscina vecchia. non mi ci interrogo nemmeno, perchè è incredibile come in queste situazioni tutto abbia un senso incredibile, anche quando parlo con una amica non più troppo amica che dichiara che quella domenica non farà la gara, perchè sì è a milano, ma per altri motivi. capisco che la gara è a milano, non ho mai fatto una gara di nuoto a milano in quattordici anni, ma sicuramente le cose sono cambiate, non a caso la piscina è tornata vecchia, se non è un cambiamento questo. l'unica è che nessuno fa più gli scherzi delle scarpe nascoste, che all'epoca c'era questa scarpiera all'entratad egli spogliatoi, e si prestava bene al divertmento. e, perl'appunto, tutto cio' ha un senso CHIARISSIMO. me ne torno a bologna. non che mi ricordi quando esattamente io l'abbia deciso, o chesso', un motivo, no, me ne torno a bologna e basta, che è evidente che io debba accompagnare delle persone in stazione, perchè effettivamente lo sto facendo. stiamo attraversando la strada per andare verso il piazzale, ma io sono una burlona!, e allora mollo la mia gente li e salgo in macchina, perchè non andarsi a fare un bel giro a caso per la città? mi sono sempre lamentata di mia madre troppo angosciata per farmi guidare al di fuori della valle di dragojesolo. e allora via per delle strade mai viste, tanto che vorrei pure girarmi in uno spiazzo e magari tornare indietro verso rotte conosciute, ma la mia distrattezza mi fa proseguire mancando lo spazio e introducendomi a rotte nuove. tanto che giustamente rallento e mi aggiro con più circospezione, quasi mi fermo per far passare dei bimbi ma mica avevo voglia proprio di fermarmi, mettere la prima e tutto, allora al volo riprendo lo slancio e proseguo, sempre costretta ad una guida molto accurata e felina. papapapapapatatatlalalalalalalapapapapaa -sì? -oh, bimbamix è arrivata una multa -ah! sentiamo, per? -mancata data precedenza e guida eccessivamente insicura -ottimo, ciao mamma , sono sempre velocissimi quando devono mandarti dei soldi da pagare, neh. quindi ho una multa e non ho assolutamente idea in che cazzo di parte sono finita di bologna, le fattezze son da centro città ma la città non è quella che conosco: parcheggio in un buco e salgo sulla mia bici, che efficente come sempre si trova già dove deve essere. ti voglio bene bicicletta! entro in piazza dei bottoni, mi guardo in giro un attimo, giusto il tempo necessario per capire che piazza dei bottoni non dovrebbe esistere, perlomeno non nella mia geografia bolognese. è una piazza immensa e chiusa su tutti e quattro i lati (vi si entra per un piccolo archetto in uno dei lati), i quali sono interamente ricoperti da mosaici parecchio deturpati ma che lasciano intuire dei disegni con qualche colomba e molti tasselli verdi. l'unica cosa che sto pensando è che al negozietto subito fuori l'entrata della piazza ho comprato un cd che anche la mia amica valeria sicuro deve aver comprato in questo posto, ed è realmente l'unica cosa che sto pensando. un vortice spazio temporale, o le mie abilità teletrasportatrici mi smaterializza per ricompormi nel bianco abbagliante di una scala condominiale, con grandi finestroni larghi che fanno entrare luce ma impediscono di vedere all'esterno. quindi sono nel bianco, con kevin bacon. non è una bella situazione, a meno che qualcuno non trovi piacevole trovarsi in compagnia di una persona palesemente affetta da qualche squilibrio mentale o semplicemente vogliosa di compiere qualche omicidio. è un'inquietudine folle quella che mi prende - che facciamo, allora? e mi mette sotto al naso foto orribili, di ragazze completamente tagliuzzate ovunque e morte dissanguate oppure di ragazze stecchite da scariche elettriche passate attraverso piccoli condotti attaccati in svariati punti sulla pelle con piccole mollettine. sono fortunata in fin dei conti, possibilità di scelta è una cosa che spesso e volentieri non si ha il lusso di avere nella quotidianetà, figuriamoci che pacchia un catalogo fotografico di morte. possibilità di scelta, sta che le cose tra me e kevin cambiano. siamo attratti, cose torbide, voler conoscere il proprio futuro assassino, le cose da film: kevin mi parla, vuole parlarmi, piccolo esserino turbato in giovane età. -che classe fai te? -veramente sto al secondo anno di università, perchè mi chiedi cio' Piccolo Kevin? -sai, io sono ancora in quarta superiore -si incupisce e rattrista- non sono mai riuscito a farmi promuovere, tutti dicono che sono matto, che ho dei problemi, che sono un individuo strano. io ovviamente affascinata e intenerita mi muovo verso Piccolo Kevin, che steso a terra pancia in giù e mani sotto il mento si presta a dolci carezzine di conforto -noo non dire così Piccolo Kevin, non sei matto, Piccolo Kevin, non preoccuparti, Piccolo Kevin.. ed è così che vedo la sua testa prima e il suo corpo a seguire mutare in una forma più geometrica e trasparente, esattamente mi ritrovo ad accarezzare una bottiglia di acqua naturale guizza stesa in orizzontale, ne sento il fresco del liquido sotto la plastica; nooo Piccolo Kevin, e continuo la mia cura amanuense, e il clima di mutazione permane, la bottiglia comincia a sciogliersi sotto le mani finchè quello che sto accarezzando non è che una pozza di spaghetti all'olio. questo è il vero terrore signori, il terrore più folle mai provato, penso a più cose da fare: buttarli in un cestino, buttarli in un tombino, ma ho paura questi possano correre tanto quanto me, e nel frattanto strisciano languidi sulle mie gambe per cercare una via d'entrata nel mio corpo, la più vicina si indovini qual'è. allora scappo, scappo, alla mia sinistra vedo gli alti muri di piazza dei bottoni, aumento la forza sulle gambe e senza trovare la bicicletta attraverso una strada col semaforo rosso.
mercoledì 2 luglio 2008
Anticipazioni: Beck - Modern Guilt
Lunedì 7 luglio uscirà il nuovo album di Beck: Modern Guilt. Dopo tre/quattro ascolti posso dire che è molto più a fuoco ed interessante di Guero e The Information.
In Modern Guilt Beck evita la maniera dei due precedenti cd e, aiutato dalla geniale produzione di Danger Mouse, si concentra su sole 10 canzoni per il totale di 30/40 minuti di album. Le canzoni sebbene siano un po' diverse le une dalle altre sono coese da un sound particolare a volte più elettronico e a volte più suonato e tendente alla psichedelia sixties, ma tutto carico di bassi e timbri particolarissimi.
Qui una gustosa anteprima che analizza brano per brano!
In Modern Guilt Beck evita la maniera dei due precedenti cd e, aiutato dalla geniale produzione di Danger Mouse, si concentra su sole 10 canzoni per il totale di 30/40 minuti di album. Le canzoni sebbene siano un po' diverse le une dalle altre sono coese da un sound particolare a volte più elettronico e a volte più suonato e tendente alla psichedelia sixties, ma tutto carico di bassi e timbri particolarissimi.
Qui una gustosa anteprima che analizza brano per brano!
Cronache di Garbatella Ep. 001 - Il Duplicatore
Intro
Ebbene si per la gioia di tutti (tutti chi!?) inauguro questo spazio di cronache sul quartiere di Roma dove sono nato e dove vivo tutt'ora, ovvero la Garbatella!! La conoscerete per i Lotti, Caro Diario, i Cesaroni bla bla. Ma nessuno vi ha mai detto che Garbatella fa parte della Repubblica Popolare D'Ostiense, in cui è compreso tra l'altro anche il quartiere San Paolo già ben descritto in alcune cronache di questo oscuro signore. Ecco ora lo sapete.
Il baretto
Come diceva BABBO -la mia destinazione è il baretto! e spesso proprio il baretto è la destinazione che d'estate io e il mio amico Dario prediligiamo. Dopo cena ci facciamo una passeggiata osserviamo il grotesque che ci circonda sempre più e ci sediamo al bar Foschi a prenderci qualcosa di rinfrescante, ammirando la struttura del Palladium e altre strutture tipo l'enigmatico palazzo Proietti Mobili o il sushi cinese. Ma la fissa vera è notare persone di garbatella che di giorno non noto mai bene: coatte 13enni un po' ciccione, coatti antichissimi ormai 40enni, ma bruciati da non si sa quale droghe, coatti col cane, cose così... tutto però rilassato e sereno, non c'è quella obtusa tensione da quartiere periferico. Anche se in realtà si aspetta sempre il personaggio veramente eccentrico e leggendario, che prima o poi appare.
Difatti stasera da Foschi mentre parlavo con Dario di true bypass (una cosa che ti fa veramente bypassare il cuore! così suona meglio quando batte) passa un tipo assurdo: non saprei come descriverlo, credo avesse tra i 30 e i 40 anni, aveva un aspetto viscido e da nerd paranoico, ma era vestito tutto preciso e si muoveva a scatti. Dario lo nota e mi dice tutto esaltato -aah ma questo è uno assurdoo e subito mi racconta la storia di questo tipo.
Il Duplicatore
Ora che sia una storia vera o un parto della fantasia di Dario non me ne frega niente, è una storia stupenda e che si adatta benissimo all'aspetto del personaggio che mi sono visto passar davanti. Dario esordisce dicendomi che il tipo in questione dà mille euro al mese alla videoteca qui a Garbatella. Che senso ha questo obolo mensile alla videoteca? Beh facile! Quest'uomo si noleggia una marea di dvd al mese, ovvero tutte le novità che vengono messe a noleggio ogni volta, e non per vederseli! Solo per copiarseli!! E non in maniera rozza poi! Infatti il nostro caro Duplicatore i dvd se li copia meticolosamente, fotocopiandosi le copertine e tutto quanto, fino ad ottenere un vero e proprio duplicato del dvd da stipare insieme ad altri millemila duplicati. Un collezionismo no-sense da maniaci folli. Ma spaventa ancora di più pensare che un suo senso il Duplicatore potrebbe averlo! Egli infatti duplicando ogni dvd della videoteca ha creato un backup fisico della videoteca stessa! Se questa un bel giorno chiudesse, tipo per un invasione di molluschi, potrei continuare a noleggiare gli stessi dvd proprio dal Duplicatore... è logico quindi che lo scopo del Duplicatore è doppiare la videoteca per poi un giorno prenderne posto!!!
TERRORE!!
RACCAPRICCIO!!
ULTRACORPI!!
SIMULACRI!!!!!
Ebbene si per la gioia di tutti (tutti chi!?) inauguro questo spazio di cronache sul quartiere di Roma dove sono nato e dove vivo tutt'ora, ovvero la Garbatella!! La conoscerete per i Lotti, Caro Diario, i Cesaroni bla bla. Ma nessuno vi ha mai detto che Garbatella fa parte della Repubblica Popolare D'Ostiense, in cui è compreso tra l'altro anche il quartiere San Paolo già ben descritto in alcune cronache di questo oscuro signore. Ecco ora lo sapete.
Il baretto
Come diceva BABBO -la mia destinazione è il baretto! e spesso proprio il baretto è la destinazione che d'estate io e il mio amico Dario prediligiamo. Dopo cena ci facciamo una passeggiata osserviamo il grotesque che ci circonda sempre più e ci sediamo al bar Foschi a prenderci qualcosa di rinfrescante, ammirando la struttura del Palladium e altre strutture tipo l'enigmatico palazzo Proietti Mobili o il sushi cinese. Ma la fissa vera è notare persone di garbatella che di giorno non noto mai bene: coatte 13enni un po' ciccione, coatti antichissimi ormai 40enni, ma bruciati da non si sa quale droghe, coatti col cane, cose così... tutto però rilassato e sereno, non c'è quella obtusa tensione da quartiere periferico. Anche se in realtà si aspetta sempre il personaggio veramente eccentrico e leggendario, che prima o poi appare.
Difatti stasera da Foschi mentre parlavo con Dario di true bypass (una cosa che ti fa veramente bypassare il cuore! così suona meglio quando batte) passa un tipo assurdo: non saprei come descriverlo, credo avesse tra i 30 e i 40 anni, aveva un aspetto viscido e da nerd paranoico, ma era vestito tutto preciso e si muoveva a scatti. Dario lo nota e mi dice tutto esaltato -aah ma questo è uno assurdoo e subito mi racconta la storia di questo tipo.
Il Duplicatore
Ora che sia una storia vera o un parto della fantasia di Dario non me ne frega niente, è una storia stupenda e che si adatta benissimo all'aspetto del personaggio che mi sono visto passar davanti. Dario esordisce dicendomi che il tipo in questione dà mille euro al mese alla videoteca qui a Garbatella. Che senso ha questo obolo mensile alla videoteca? Beh facile! Quest'uomo si noleggia una marea di dvd al mese, ovvero tutte le novità che vengono messe a noleggio ogni volta, e non per vederseli! Solo per copiarseli!! E non in maniera rozza poi! Infatti il nostro caro Duplicatore i dvd se li copia meticolosamente, fotocopiandosi le copertine e tutto quanto, fino ad ottenere un vero e proprio duplicato del dvd da stipare insieme ad altri millemila duplicati. Un collezionismo no-sense da maniaci folli. Ma spaventa ancora di più pensare che un suo senso il Duplicatore potrebbe averlo! Egli infatti duplicando ogni dvd della videoteca ha creato un backup fisico della videoteca stessa! Se questa un bel giorno chiudesse, tipo per un invasione di molluschi, potrei continuare a noleggiare gli stessi dvd proprio dal Duplicatore... è logico quindi che lo scopo del Duplicatore è doppiare la videoteca per poi un giorno prenderne posto!!!
TERRORE!!
RACCAPRICCIO!!
ULTRACORPI!!
SIMULACRI!!!!!
martedì 1 luglio 2008
Mamma che afa! Mettiamo su un po' di Musica Fattona!
L' afa di questi giorni mi costringe ad ascoltare spesso due album che secondo me hanno molto a che fare col caldo, il sudore e lo smorfinamento, anche se non c'entrano nulla tra loro!
Ora facciamo che avete appena pranzato e state cercando di digerire soffrendo il caldo, bene! Stendentevi sul letto a boccheggiare ascoltando Directions To See A Ghost dei Black Angels e presto avrete come la sensazione di stare fatti di qualche sostanza smorfinosa. La pressione bassa causata dal caldo e la musica psichedelica di questo fattonissimo gruppo di Austin, Texas (terra di Bush.. ma anche dei bruciatoni!) vi renderà dei veri apatici bohemienne!! Ossessivi e sudaticci i Black Angels riescono a creare un viaggio fatto di rock psichedelico di tipo ipnotico/ripetitivo stile Velvet Underground/Spacemen 3, ed un attitudine vicina anche ad altri eroi texani come i 13th Floor Elevator. Directions To See A Ghost è un discone a parer mio, roba da top ten 2008! Psichedelia unica via!
Una domenica proprio ascoltando i Black Angels sono andato in stato comatoso e mi sono risvegliato tipo alle sette di sera rovinandomi la giornata ormai passata, faceva ancora caldo mi dovevo riprendere e allora ho messo su una delle novità più spinte in questo 2008, l'album Los Angeles di Flying Lotus. E di botto tutto diventa lento, sfocato, sincopato e dilatato -CAZZO E'!? mi son detto sconvolto.
Flying Lotus è Steven Ellison giovane californiano veramente talentuoso autore di roba ritmica strumentale tra hiphop ed elettronica. Roba per niente convenzionale, per certi versi vicino a Prefuse73 o a certi strumentali del compianto J Dilla/Jay Dee, ma fidatevi usa suoni tutti suoi e li stratifica in maniera particolarissima. Los Angeles (appena uscito su Warp) è un pastone di bassi che si appiccicano a terra, ritmiche blobbose e jazzate attraversate da viscosi campionamenti e suoni digitali che entrano ed escono senza soluzioni di continuità. Una cosa dannatamente complicata al primo ascolto, ma che presto si rivela veramente bella e godibile (non tutti gli esperimenti si rivelano belli e godibili, anzi!) specie ora che l'afa permette di entrare con molta più facilità attraverso suoni di questo genere... tipo quando l'asfalto ti si scioglie sotto ai piedi e sei stordito dal sole.
Ah un ultima cosa, la copertina di Los Angeles mi fa paurissima, che cosa rappresenta? HO PAURA!
Ora facciamo che avete appena pranzato e state cercando di digerire soffrendo il caldo, bene! Stendentevi sul letto a boccheggiare ascoltando Directions To See A Ghost dei Black Angels e presto avrete come la sensazione di stare fatti di qualche sostanza smorfinosa. La pressione bassa causata dal caldo e la musica psichedelica di questo fattonissimo gruppo di Austin, Texas (terra di Bush.. ma anche dei bruciatoni!) vi renderà dei veri apatici bohemienne!! Ossessivi e sudaticci i Black Angels riescono a creare un viaggio fatto di rock psichedelico di tipo ipnotico/ripetitivo stile Velvet Underground/Spacemen 3, ed un attitudine vicina anche ad altri eroi texani come i 13th Floor Elevator. Directions To See A Ghost è un discone a parer mio, roba da top ten 2008! Psichedelia unica via!
Una domenica proprio ascoltando i Black Angels sono andato in stato comatoso e mi sono risvegliato tipo alle sette di sera rovinandomi la giornata ormai passata, faceva ancora caldo mi dovevo riprendere e allora ho messo su una delle novità più spinte in questo 2008, l'album Los Angeles di Flying Lotus. E di botto tutto diventa lento, sfocato, sincopato e dilatato -CAZZO E'!? mi son detto sconvolto.
Flying Lotus è Steven Ellison giovane californiano veramente talentuoso autore di roba ritmica strumentale tra hiphop ed elettronica. Roba per niente convenzionale, per certi versi vicino a Prefuse73 o a certi strumentali del compianto J Dilla/Jay Dee, ma fidatevi usa suoni tutti suoi e li stratifica in maniera particolarissima. Los Angeles (appena uscito su Warp) è un pastone di bassi che si appiccicano a terra, ritmiche blobbose e jazzate attraversate da viscosi campionamenti e suoni digitali che entrano ed escono senza soluzioni di continuità. Una cosa dannatamente complicata al primo ascolto, ma che presto si rivela veramente bella e godibile (non tutti gli esperimenti si rivelano belli e godibili, anzi!) specie ora che l'afa permette di entrare con molta più facilità attraverso suoni di questo genere... tipo quando l'asfalto ti si scioglie sotto ai piedi e sei stordito dal sole.
Ah un ultima cosa, la copertina di Los Angeles mi fa paurissima, che cosa rappresenta? HO PAURA!
domenica 22 giugno 2008
Dissonanze ‘08 Parte Seconda – Cronache Dall’Eur
Nella prima parte del reportage su Dissonanze mi chiedevo –a che serve parlare di un evento ormai così lontano? NON LO SO! Però mi va di scriverne. Perché è stata una bella esperienza e la voglio condividere con voi, o miei discepoli!
Il secondo giorno inizia subito alla grande con il concerto dei Cluster, storico duo tedesco anni ’70 dedito a roba elettrokrauta gustosissima! Prendo posto in un Aula Magna ancora mezza vuota (o anche mezza piena) e dopo poco salgono sul palco due vecchietti che con grazia e tranquillità iniziano a manipolare mille aggeggi elettronici, pilotando la sala dell’auditorium verso un trip cosmico di suoni, melodie e drones. Ho chiuso gli occhi e mi sono lasciato sospendere nello spazio creato dai Cluster, mentre questi alternavano momenti caotici e primordiali a melodie celestiali risultando mai noiosi e facendomi viaggiare come poche volte mi era capitato in un concerto. Roba che azzera ogni Murcof del mondo, tant’è che finiti i Cluster mi riprendo un attimo dallo stato di semi-sonno e snobbo il talentuoso, ma soporifero, messicano perché su in terrazza sta per iniziare The Bug (il progetto grime/dubstep di Kevin Martin, mica coriandoli e barbiturici!) dove mi aspetta anche d. !!
Senza tanti preamboli The Bug è stata una delle cose più fiche di questo Dissonanze e quasi tutti quelli che l’hanno visto ne sono diventati fan, proprio come mi era accaduto quando lo vidi nel 2003. Per questo vi recupero dal mio primo naifblog la descrizione del live di The Bug:
Bene adesso siamo nel 2008 e uno dei generi più hype è il Dubstep, io nel 2003 inconsapevolmente avevo assistito ad un set grime/dubstep senza sapere che roba fosse, quando si usava solo (e almeno in Italia pochissime volte) la parola grime… ora magari pensate che The Bug nel 2008 sia qualcosa di meno sorprendente ed esaltante, invece no! Spacca lo stesso! Anzi! Spacca il doppio dato che ora va in giro con due vocalist, un uomo e una donna (Warrior Queen), che aggiungono molta più varietà e colore al tutto e magari perdendo un po’ la parte sperimentale ci si guadagna in quella di ballo e divertimento. Così io e d. e anche altra gente attorno ci siamo messi a ballare su quelle strane panche di cemento che stanno al centro della terrazza saltando come dei tamarri. Insomma Kevin Martin uber alles!!
Finito il set non ricordo se io e d. siamo rimasti in terrazza o siamo scesi, in ogni caso dopo poco abbiamo ripreso posto proprio in terrazza per uno degli eventi più grandi di Dissonanze ovvero Brasilintime! Una mega jam tra due storici batteristi jazz-rock brasiliani (Ivan “mamao” Conti e Joao “comanche” Parahyba) due dj super virtuosi (J-Rocc degli xcutioners e Dj Nuts) e il genio del’hiphop contemporaneo il produttore/rapper/etc. Madlib! La cosa bella è che stasera come ospite speciale ci sarebbe stato nientepocodimenoche il re del ritmo afrobeat lo storico batterista di Fela Kuti: TONY ALLEN! Insomma un delirio ritmico.
Il primo a salire è Dj Nuts che intrattiene il pubblico mettendo di tutto, dagli ’60 ad oggi passando per ogni cosa in cui ci fosse del soul o del funk (pure roba italiana ’70), per dare tempo di sistemare il palco. Dopo un attesa ormai estenuante ecco che salgono a turno i due batteristi brasiliani, J Rocc e Madlib (non ricordo in che ordine) ed iniziano ad improvvisare ritmi impossibili da suonare a cui non si può resistere. Da qui in poi, anche se spesso lo sguardo si ferma a vedere le prodezze dei batteristi, le gambe non smettono più di muoversi. E’ un vortice di beat e di groove di tutti i tipi e quando dico tutti i tipi intendo proprio TUTTI. L’interazione tra i dj, i suoni matti di Madlib e i batteristi si affina sempre di più, formando un corpo più unitario e sensato. Proprio nel momento di maggior affiatamento sale sul palco Tony Allen che prende posto in una batteria che si trova proprio nel lato del palco dove sto io! Così rimango ipnotizzato dal suo drumming torrenziale, sempre elegante e leggero, ma tribale e rutilante. I ritmi diventano ancora più rocamboleschi e potenti con J Rocc che spesso va ad incitare il pubblico e il pubblico che in massa risponde! E ritmi ritmi ritmi e ad un certo punto non ce la facciamo più! Io e d. ci ritiriamo dietro per vederci il bis da lontano sorseggiando un po’ di birra e preparandoci per il prossimo grande evento, giù al Salone Della Cultura suoneranno i Model 500 di Juan Atkins colui che inventò la techno!
Quando arriviamo nel mega salone Erol Alkann (eroe del mash-up) sta mettendo gli ultimi due pezzi, roba potente, per un dj set che credo mi farebbe piacere poter ballare un giorno! Finito il set il Salone per fortuna si svuota del vario coattume che ovviamente stava ballando prima al suo interno. Così possiamo prendere posto al centro e goderci l’orchestra techno di Juan Atkins! La parola orchestra non è usata a caso dato che sul palco si presentano in quattro ognuno alla presa con uno strumento analogico (niente pc) Juan alle line di basso, vocoder e arpeggi Mad Mike Banks alle tastiere e altri due negrophuturo stupendi di cui non ricordo il nome che curavano aspetto ritmico e mixing! Non so bene come descrivervi lo show se non con parole come Detroit, techno-soul, e i Kraftwerk techno. Suonavano pezzi veri e propri nessun megamix, quindi pause tra una canzone un'altra con parlati incitanti e (per me) commoventi del grande Atkins. Si alternavano canzoni electrobreakbeat con vocoder e piani jazzati a pezzi dritti con pad da autostrada del phuturo. Si c’era il sapore retrò della prima techno, ma non è stato un revival patetico visto anche come ben ha reagito il pubblico delle prime file. Insomma si è assistiti ad un pezzo di storia della musica dance, altro che minimalnoia!
Ma non finisce qui, nonostante sia io che d. abbiamo ormai le chiappe e i piedi a pezzi (fra le altre cose degli imbecilli-fattoni hanno avuto la simpatica di idea di pestare il pollicione a d.) decidiamo di resistere per il dj set finale di tutto Dissonanze: CARL CRAIG! Un altro vero negrofuturo della techno e dell’house che non potevamo perderci! Il salone della cultura si riempie fino all’inverosimile e Craig accontenta tutti con un dj set scuro e potentissimo (come va di moda dire oggi: che legna!) impreziosito da suoi interventi vocali fomentanti e da squarci ambient che creavano una tensione malata sfociante in beat ancora più massicci. I ricordi si fanno confusi perché la stanchezza era tanta, ma ricordo benissimo un momento tesissimo, senza cassa, tirato fino allo spasimo così che quando è ripartito tutto il pezzo tutto l’Eur stava per implodere!!!
I raggi del sole filtrano dentro le vetrate del Salone ci sentiamo soddisfatti e decidiamo che la missione era stata compiuta! Si torna a casa distrutti, con il set di Craig ancora non concluso, ma felicissimi di un edizione di Dissonanze che finalmente pare scrollarsi di dosso con decisione la nomea da evento per fattoni che si era fatto il festival negli ultimi anni, riuscendo ora a coniugare in maniera migliore ritmi ed avanguardie elettroniche.
Il secondo giorno inizia subito alla grande con il concerto dei Cluster, storico duo tedesco anni ’70 dedito a roba elettrokrauta gustosissima! Prendo posto in un Aula Magna ancora mezza vuota (o anche mezza piena) e dopo poco salgono sul palco due vecchietti che con grazia e tranquillità iniziano a manipolare mille aggeggi elettronici, pilotando la sala dell’auditorium verso un trip cosmico di suoni, melodie e drones. Ho chiuso gli occhi e mi sono lasciato sospendere nello spazio creato dai Cluster, mentre questi alternavano momenti caotici e primordiali a melodie celestiali risultando mai noiosi e facendomi viaggiare come poche volte mi era capitato in un concerto. Roba che azzera ogni Murcof del mondo, tant’è che finiti i Cluster mi riprendo un attimo dallo stato di semi-sonno e snobbo il talentuoso, ma soporifero, messicano perché su in terrazza sta per iniziare The Bug (il progetto grime/dubstep di Kevin Martin, mica coriandoli e barbiturici!) dove mi aspetta anche d. !!
Senza tanti preamboli The Bug è stata una delle cose più fiche di questo Dissonanze e quasi tutti quelli che l’hanno visto ne sono diventati fan, proprio come mi era accaduto quando lo vidi nel 2003. Per questo vi recupero dal mio primo naifblog la descrizione del live di The Bug:
ecco inizia The Bug, progetto di Kevin Martin inglese dedito ad industrial-dub e noise, che stasera proporrà la sua versione del dub-ragga dancefloor. Il risultato è un ritmo spezzato che ti cade addosso come un macigno, bassi così distorti e caldi da sciogliere le pareti, vocalist/toaster indiavolato... insomma la devastazione totale!!!!
Bene adesso siamo nel 2008 e uno dei generi più hype è il Dubstep, io nel 2003 inconsapevolmente avevo assistito ad un set grime/dubstep senza sapere che roba fosse, quando si usava solo (e almeno in Italia pochissime volte) la parola grime… ora magari pensate che The Bug nel 2008 sia qualcosa di meno sorprendente ed esaltante, invece no! Spacca lo stesso! Anzi! Spacca il doppio dato che ora va in giro con due vocalist, un uomo e una donna (Warrior Queen), che aggiungono molta più varietà e colore al tutto e magari perdendo un po’ la parte sperimentale ci si guadagna in quella di ballo e divertimento. Così io e d. e anche altra gente attorno ci siamo messi a ballare su quelle strane panche di cemento che stanno al centro della terrazza saltando come dei tamarri. Insomma Kevin Martin uber alles!!
Finito il set non ricordo se io e d. siamo rimasti in terrazza o siamo scesi, in ogni caso dopo poco abbiamo ripreso posto proprio in terrazza per uno degli eventi più grandi di Dissonanze ovvero Brasilintime! Una mega jam tra due storici batteristi jazz-rock brasiliani (Ivan “mamao” Conti e Joao “comanche” Parahyba) due dj super virtuosi (J-Rocc degli xcutioners e Dj Nuts) e il genio del’hiphop contemporaneo il produttore/rapper/etc. Madlib! La cosa bella è che stasera come ospite speciale ci sarebbe stato nientepocodimenoche il re del ritmo afrobeat lo storico batterista di Fela Kuti: TONY ALLEN! Insomma un delirio ritmico.
Il primo a salire è Dj Nuts che intrattiene il pubblico mettendo di tutto, dagli ’60 ad oggi passando per ogni cosa in cui ci fosse del soul o del funk (pure roba italiana ’70), per dare tempo di sistemare il palco. Dopo un attesa ormai estenuante ecco che salgono a turno i due batteristi brasiliani, J Rocc e Madlib (non ricordo in che ordine) ed iniziano ad improvvisare ritmi impossibili da suonare a cui non si può resistere. Da qui in poi, anche se spesso lo sguardo si ferma a vedere le prodezze dei batteristi, le gambe non smettono più di muoversi. E’ un vortice di beat e di groove di tutti i tipi e quando dico tutti i tipi intendo proprio TUTTI. L’interazione tra i dj, i suoni matti di Madlib e i batteristi si affina sempre di più, formando un corpo più unitario e sensato. Proprio nel momento di maggior affiatamento sale sul palco Tony Allen che prende posto in una batteria che si trova proprio nel lato del palco dove sto io! Così rimango ipnotizzato dal suo drumming torrenziale, sempre elegante e leggero, ma tribale e rutilante. I ritmi diventano ancora più rocamboleschi e potenti con J Rocc che spesso va ad incitare il pubblico e il pubblico che in massa risponde! E ritmi ritmi ritmi e ad un certo punto non ce la facciamo più! Io e d. ci ritiriamo dietro per vederci il bis da lontano sorseggiando un po’ di birra e preparandoci per il prossimo grande evento, giù al Salone Della Cultura suoneranno i Model 500 di Juan Atkins colui che inventò la techno!
Quando arriviamo nel mega salone Erol Alkann (eroe del mash-up) sta mettendo gli ultimi due pezzi, roba potente, per un dj set che credo mi farebbe piacere poter ballare un giorno! Finito il set il Salone per fortuna si svuota del vario coattume che ovviamente stava ballando prima al suo interno. Così possiamo prendere posto al centro e goderci l’orchestra techno di Juan Atkins! La parola orchestra non è usata a caso dato che sul palco si presentano in quattro ognuno alla presa con uno strumento analogico (niente pc) Juan alle line di basso, vocoder e arpeggi Mad Mike Banks alle tastiere e altri due negrophuturo stupendi di cui non ricordo il nome che curavano aspetto ritmico e mixing! Non so bene come descrivervi lo show se non con parole come Detroit, techno-soul, e i Kraftwerk techno. Suonavano pezzi veri e propri nessun megamix, quindi pause tra una canzone un'altra con parlati incitanti e (per me) commoventi del grande Atkins. Si alternavano canzoni electrobreakbeat con vocoder e piani jazzati a pezzi dritti con pad da autostrada del phuturo. Si c’era il sapore retrò della prima techno, ma non è stato un revival patetico visto anche come ben ha reagito il pubblico delle prime file. Insomma si è assistiti ad un pezzo di storia della musica dance, altro che minimalnoia!
Ma non finisce qui, nonostante sia io che d. abbiamo ormai le chiappe e i piedi a pezzi (fra le altre cose degli imbecilli-fattoni hanno avuto la simpatica di idea di pestare il pollicione a d.) decidiamo di resistere per il dj set finale di tutto Dissonanze: CARL CRAIG! Un altro vero negrofuturo della techno e dell’house che non potevamo perderci! Il salone della cultura si riempie fino all’inverosimile e Craig accontenta tutti con un dj set scuro e potentissimo (come va di moda dire oggi: che legna!) impreziosito da suoi interventi vocali fomentanti e da squarci ambient che creavano una tensione malata sfociante in beat ancora più massicci. I ricordi si fanno confusi perché la stanchezza era tanta, ma ricordo benissimo un momento tesissimo, senza cassa, tirato fino allo spasimo così che quando è ripartito tutto il pezzo tutto l’Eur stava per implodere!!!
I raggi del sole filtrano dentro le vetrate del Salone ci sentiamo soddisfatti e decidiamo che la missione era stata compiuta! Si torna a casa distrutti, con il set di Craig ancora non concluso, ma felicissimi di un edizione di Dissonanze che finalmente pare scrollarsi di dosso con decisione la nomea da evento per fattoni che si era fatto il festival negli ultimi anni, riuscendo ora a coniugare in maniera migliore ritmi ed avanguardie elettroniche.
venerdì 20 giugno 2008
ant-shirt
un titolo dalla dubbia simpatia, solo per mostrarvi con orgoglio la mia nuova canotta fattami stampare in una stamperia in via marsala a bologna, con prezzi ottimi e qualità altrettanta.
insomma, un giorno dalla newsletter anticon venni a sapere che v'era un contest per trovare la nuova maglia ufficiale dell'etichetta. tralaltro come lauta ricompensa offrivano una cosa come tot cd e tot vinili dal catalogo, inutile dire che mi sono arricciata all'istante. subito ne parlai ad un ragazzo sfizzeroh bravo in queste cose che fece il suo lavoro.. dopo parecchio tempo dall'invio, non vedendo nessuna news a proposito sul sito, scrissi a mr. hiphop (ebbene, sì). alla mia domanda "avete trovato un vincitore?" mr. hiphop mi rispose: "non abbiamo ancora trovato nessuna maglia che ci soddisfi", allora ho stretto i tempi e me la sono fatta fare per conto mio. è bellissima, anche se la scritta mi scompare sotto le tette quando sono in piedi. ( o ) ( o ) , queste sono per te, mr.HH.
domenica 8 giugno 2008
le migliori canzoni del mondo #002
perchè di un disco come Rounds dell'adorabile Kieran Hebden mi sento di poter eleggere l'ultima traccia, Slow Jam, come meritevole di entrare in questa nostra rubrichetta?
come se non fosse una scelta ardua: dei dieci pezzi ognuno avrebbe la potenzialità di essere a turno la canzone preferita dell'album, e forse sta anche qui il trucco.
volevo provare a spiegare una cosa, arrivarci chiudendo il cerchio è una realizzazione con un senso.
le sensazioni provate durante l'ascolto di un disco solitamente sono una cosa molto personale, ed è insindacabile; finire (nella visuale di chi l'ha fatto) un disco facendo provare esattamente in un sol pezzo tutto quello che si è ascoltato precedentemente, rientra sempre sì nella schiera delle sensazioni personali provate da qualcuno, ma è anche per l'altro 50% strettamente legato al contenuto effettivo del disco. in Slow Jam c'è tutto Rounds, dovessero mai chiedermi "com'è questo disco?" e mi trovassi senza il tempo e la voglia di rispondere, direi semplicemente "è Slow Jam".
perchè è il Four Tet dei suonini, dei taglia e cuci e -per versi- della leggerezza, questo, prima di volersi riscattare dalla parte di folkinotronichino con le allucinazioni più geometriche del successivo (sempre bellissimo! oh, ma sbagliasse qualcosa!) Everything Ecstatic.
in Slow Jam gli arpeggi di chitarra, le lucine sotto forma di suono, la felicità e la malinconia/tristezza sono un tutt'uno a formare una chiusura da non toccare. da ammirare e continuare ad ascoltare, perchè dopo la chiusura (del disco, che è stato esattamente quello che si sta ascoltando ora), quello che viene dopo è come un giorno appena iniziato, aperto, siano le nove di mattina o le dieci di sera.
pensavo che avrei potuto scrivere semplicemente due righe due, imputanto il motivo della mia scelta allo squekke! della paperetta giocattolo che la primaprima volta non te l'aspetti, e provi a toglierti le cuffie dalle orecchie per capire da dove il suono provenga. vabè, pazienza.
curiosità: questa canzone è stata usata per un commercial della nike nella campagna del 2001. non riesco a trovarlo, se mai qualcuno lo rintracciasse, lo segnali! graz!
venerdì 6 giugno 2008
Dinosaur Jr live @Circolo degli Artisti, Roma
DINOSAUR GIUGNO
Ok dai non ce la faccio a non parlarne.
J Mascis orrendo mezzociccione coi capelli sbiancati, Murph 45enne USA a torso nudo, Lou Barlow inaspettato pischello hardcore ed unico "bello".
I tre salgono e attaccano subito con Feel The Pain. Ora ok già sapevo che facevano anche i pezzi anni '90 (quelli senza Barlow), ma WAAAH! Che ficata di inizio! I feel the pain of everyooone, then i feel nothing... frustrazione e sfoghi.
Dopodiché attaccano con una delle mie preferite di sempre Out There da Where You Been (per me il più bell'album dei Dino anni '90). E' li che preso dall'euforia vado verso le transenne di un Circolo pienissimo! Purtroppo mi ritrovo in mezzo a un pubblico un po' del cazzo che pogava male e a caso. Lo faceva pure durante gli assoli coatti e interminabili di Mascis. Certe volte mi ci buttavo pure nel pogo, con lo scopo di fare del male ai fessi, ma non sentivano niente allora ritornavo nello scomodo ruolo di molla/respingitore di fessi.
Tranne quest'inconveniente il concerto, come avrete potuto intuire, è stato veramente esaltante. Mascis in mezzo a tre stack di Marshall enormi che sparava la sua chitarra a tutto volume e che comunicava solo suonando la sua chitarra da vero metallaro introverso qual' è. Murph quadrato e utile nel dividere Mascis da un Lou fichissimo ed hardcore con basso sotto le ginocchia che oscilla, mentre lui lo sgratuggia con mosse tipo braccio che gira. Ad ogni urlo di Lou il cuore sobbalza.
Stupenda Just Like Heaven, bellissimo il bis con Mascis che presa un altra chitarra ottiene un suono migliore e più pastoso che ha permesso la riuscita spettacolare di the Wagon e Freak Scene. Altri momenti epici una Yeah We Know quasi sludge, Little Fury Things assordante vortice e poi una divertentissima Been Here All The Time il singolo del riuscito reunion album The Beyond.
La fine è scontata: si esce dal concerto con le orecchie fischianti (sei amplificatori marshall a palla mica ti lasciano indenne), sudati e provati.
Insomma:
Le foto fatte non so dove ma non al Circolo, sono le uniche belle che ho trovato e sono tutte opera del tipo che gestisce questo bel blog.
Ok dai non ce la faccio a non parlarne.
J Mascis orrendo mezzociccione coi capelli sbiancati, Murph 45enne USA a torso nudo, Lou Barlow inaspettato pischello hardcore ed unico "bello".
I tre salgono e attaccano subito con Feel The Pain. Ora ok già sapevo che facevano anche i pezzi anni '90 (quelli senza Barlow), ma WAAAH! Che ficata di inizio! I feel the pain of everyooone, then i feel nothing... frustrazione e sfoghi.
Dopodiché attaccano con una delle mie preferite di sempre Out There da Where You Been (per me il più bell'album dei Dino anni '90). E' li che preso dall'euforia vado verso le transenne di un Circolo pienissimo! Purtroppo mi ritrovo in mezzo a un pubblico un po' del cazzo che pogava male e a caso. Lo faceva pure durante gli assoli coatti e interminabili di Mascis. Certe volte mi ci buttavo pure nel pogo, con lo scopo di fare del male ai fessi, ma non sentivano niente allora ritornavo nello scomodo ruolo di molla/respingitore di fessi.
Tranne quest'inconveniente il concerto, come avrete potuto intuire, è stato veramente esaltante. Mascis in mezzo a tre stack di Marshall enormi che sparava la sua chitarra a tutto volume e che comunicava solo suonando la sua chitarra da vero metallaro introverso qual' è. Murph quadrato e utile nel dividere Mascis da un Lou fichissimo ed hardcore con basso sotto le ginocchia che oscilla, mentre lui lo sgratuggia con mosse tipo braccio che gira. Ad ogni urlo di Lou il cuore sobbalza.
Stupenda Just Like Heaven, bellissimo il bis con Mascis che presa un altra chitarra ottiene un suono migliore e più pastoso che ha permesso la riuscita spettacolare di the Wagon e Freak Scene. Altri momenti epici una Yeah We Know quasi sludge, Little Fury Things assordante vortice e poi una divertentissima Been Here All The Time il singolo del riuscito reunion album The Beyond.
La fine è scontata: si esce dal concerto con le orecchie fischianti (sei amplificatori marshall a palla mica ti lasciano indenne), sudati e provati.
Insomma:
SAPIDO RuUOCK!!!
Disclaimer:
Le foto fatte non so dove ma non al Circolo, sono le uniche belle che ho trovato e sono tutte opera del tipo che gestisce questo bel blog.
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